mercoledì 31 ottobre 2012

Lunario mese di Novembre

Ognissanti




1/11



 
dal sito Santi e Beati



Ognissanti, che cade il primo del mese, è anche un giorno importante per le previsioni meteorologiche almeno secondo i proverbi.
Si dice infatti che "se il giorno dei Santi il sole ci sta, un buon inverno va", tuttavia si spera che nei giorni seguenti piova perchè "novembre piovoso, campo fruttuoso".

La festa di tutti i Santi risale alla fine del secolo VIII, quando l' episcopato franco la istituì per sostituirla al Capodanno celtico che cominciava all'inizio di novembre.

Ci vollero parecchi secoli perchè si diffondesse in tutta Europa. Papa Sisto IV nel 1475 la rese obbligatoria per la Chiesa Universale.

Lunario mese di Novembre

Novembre


giardini di piazza Roma




 Con Novembre, nome che deriva da "november" nono mese dell'antico calendario romano, il freddo comincia a farsi sentire.



Santi e Ricorrenze


  1/11       Tutti i Santi
 2/11       Commemorazione dei Defunti
 3/11       Data da festeggiare
 4/11       San Carlo Borromeo
11/11      San Martino di Tours
13/11      Sant'Omobono
25/11     Santa Caterina d'Alessandria
30/11     Sant' Andrea





il proverbio del mese

per tutti i Santi fuori il mantello e i guanti
 


la poesia del mese



San Martino

La nebbia a gl’ irti colli
Piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri.
Com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
G. Carducci
 







la ricetta del mese


la torta di carote




Ingredienti:
250 g di carote
150 g di zucchero
4 uova
200 gr. di farina bianca
1 limone
Una noce di burro
Una bustina di lievito
Mandorle tritate


Grattate finemente delle carote dopo averle raschiate e lavate. Tritate grossolanamente le mandorle senza pelarle. Mettete in una terrina i tuorli d’uovo, lo zucchero, la scorza grattugiata di un limone e rimestate energicamente fino a ottenere un composto cremoso, aggiungetevi le carote grattate e le mandorle tritate, incorporando bene. Continuando a mescolare, unite la farina e il lievito, facendoli cadere a pioggia da un setaccio sull’impasto.

A parte, montate gli albumi fino ad ottenere una spuma bianca e soda e mischiatela al composto delicatamente. Dopo aver imburrato e foderato con carta stagnola uno stampo rettangolare a bordi non troppo alti, versateci il composto e mettetelo in forno a fuoco moderato per 45 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare e servite la torta di carote tagliata a fette.



e sempre con le carote anche una zuppa:



Crema di carote con formaggio




 Ingredienti: per 4 persone:

4 carote, alcuni mestoli di acqua, un pizzico di sale, 4 cucchiai di pastina, formaggino morbido o sottilette, olio d’oliva

Preparazione:
 

  • lessate le carote tagliatele a pezzetti, mettetele in 3 mestoli d’acqua con un pizzico di sale.
  • Cuocete per 30 minuti e passatele poi al setaccio.
  • Rimettere quindi al fuoco e aggiungere un po’ d’acqua nel caso il composto fosse troppo denso.
  • Quando bolle gettare la pastina.
A fuoco spento aggiungere il formaggio ed un cucchiaio d’olio d’oliva



 il mese è posto sotto il segno zodiacale del Sagittario

 

diario di viaggio d'altri tempi

WIEN
 
31/10/1974 – 5/11/1974.





31/10/1974


Il treno per Venezia parte puntualissimo dalla stazione centrale di MI; per la prima volta seguo una direzione molto diversa da quella per CR e mi trovo un po’ spaesata. Questa sensazione dura poco  poiché a BS scorgo immediatamente tra la gente in attesa sul marciapiede A e la sua amica tedesca.
Il treno è affollatissimo e per un certo tratto disponiamo di un solo posto in tre, ma fortunatamente a VR riusciamo a sistemarci bene.
Verso le 18.45 e con un certo ritardo arriviamo a Venezia. Qui ci affrettiamo a consumare i panini che abbiamo con noi e a riscaldarci con del tè (e con 2 cappuccini, l’amica tedesca); visita al nuovo diurno della stazione e poi via verso il treno 292 che ci porterà in Austria.
Io sono curiosissima (ed anche A lo è ) di fare la nuova esperienza della cuccetta.
La prima sorpresa è che in ogni scompartimento ci sono 6 cuccette e che ognuno deve prepararsi la propria; la nostra sistemazione è ottima perché ci ritroviamo tutte e tre insieme e con noi c’è anche una coppia salita a Mestre; più tardi l’unico uomo russerà sonoramente.
La cuccetta è corredata da un lenzuolo fatto a sacco, una coperta di lana e un piccolo cuscino. All’interno dello scompartimento non fa molto caldo e così nessuno di noi ha il coraggio di spogliarsi; io e la ragazza tedesca ci sistemiamo nelle cuccette più in alto, A in una sotto; da questo momento ognuno spegne la luce. Io ho tempo di meditare su questa esperienza, il movimento del treno, anche se non mi fa dormire (fra l’altro devo anche star attenta a non cadere), mi rilassa piacevolmente; il rumore mi fa credere che stia piovendo, ma fortunatamente non è così.
A Tarvisio, verso l’una, lunga sosta per la dogana, mentre nella cabina il caldo sta diventando insopportabile e così per tutto il resto del viaggio dovrà continuare questa sauna.
Verso le 7 ormai tutti sono in piedi ad osservare i sobborghi di Vienna, mentre il cielo si è fatto tutto rosato; siamo fortunate, si preannuncia una bellissima giornata.






 1/11/1974



Arriviamo alla stazione Wien – sud e subito prendiamo il tram dirette al nostro albergo “GOLDENE SPINNE” (=il ragno d’oro) per depositare i bagagli. La stanza che ci mostrano (mia e di A.) è bella e spaziosa e qui abbiamo subito modo di rinfrescarci. Poi usciamo in cerca di un bar per la 1^ colazione, attraversiamo lo Stadtpark che è molto vicino, dove c’è un caffè, ma apre alle 10, troppo tardi per noi, così la ricerca prosegue, mentre un vento veramente polare ci molesta non poco e quel che è peggio, fa cadere migliaia di foglie dai favolosi colori autunnali; malgrado ciò  il  parco è ancora molto bello.








 Risultata vana la ricerca di un bar, facciamo ritorno al nostro albergo dove ci servono la colazione insieme a un folto gruppo di “arabi” capitati qui.

Alle 10, di nuovo affrontiamo il gelo per dirigerci verso il “Belvedere”, la residenza estiva del Principe Eugenio di Savoia.

 


Si tratta di due fabbricati: il primo abbastanza insignificante, mentre il secondo in posizione più elevata e quindi con bella vista sulla città è uno dei capolavori del barocco viennese; fra i due edifici: giardini, fontane, statue e moltissimi meravigliosi alberi.

L’influenza italiana è evidente secondo me nei giardini (giardini di Boboli).

 




 Notiamo parecchie comitive italiane.
Usciamo e successivamente visitiamo una chiesa dove stanno celebrando la Messa in polacco; poi ci rechiamo a vedere la KarlsKirche, strana costruzione del ‘700 il cui architetto si ispirò al Bernini (cupola). Sulla piazza antistante si svolgono i lavori per la metropolitana. Nelle adiacenze: la sala dei concerti (di Capodanno) e un teatro; il monumento a Beethoven e la pista di pattinaggio (la più importante , 108 anni).
Ripercorriamo il lato sinistro dello Stadtpark, vediamo il monumento di John Strauss figlio e lo spiazzo dove d’estate si tengono i concerti; A ricorda Laziensky (il parco di Varsavia, n.d.a.).



Il primo pranzo viennese lo facciamo al ristorante Dubrovnik , molto bello e con varie specialità nella carta, non solo iugoslave. Infatti qui oltre a bere ottima birra (A coca!) mangiamo una specialità locale: pezzi di pollo impanati e ottime patate fritte. Il vassoio, servito con uno scaldino per mantenere calde le vivande, è enorme e basterebbe per 10 persone; A si serve 4 pezzi, io 2 e ½ e l’amica tedesca 3 e ne avanzano ancora; il cameriere ci propone di farci un pacchetto del pollo rimanente e noi accettiamo; non si tratta di uno scherzo, dopo due minuti è lì col pacco; domani abbiamo il pranzo assicurato.
Chiudiamo con il caffè alla turca; è servito su di un vassoietto tondo di ottone, anche la tazzina è di ottone e ognuno si versa il caffè da un bricchetto con un lungo manico pure di metallo.
Il caffè già zuccherato è molto dolce, denso (quasi cioccolata mi sembra al primo assaggio) e con tanto fondo. Non mi dispiace, sono contenta di averlo assaggiato, ma credo che non lo prenderò mai più.


Ore 14.30 si dovrebbe partire per il giro turistico della città però ci si avvia con ritardo. Percorriamo il lungo Ring, ci  vengono mostrati molto frettolosamente molti edifici ed infine giungiamo a Schombrun per la visita delle 44 stanze della residenza estiva dei sovrani. Le stanze sono molto belle; ciò che colpisce immediatamente è la ricchezza dei lampadari di cristallo di Boemia, mentre alcuni, nelle stanze cinesi, sono ornati di smalti; bellissime anche le stufe decorate in puro stile rococò (avorio e oro) e i pavimenti intarsiati.
Purtroppo diamo solo un’occhiata dall’interno sui giardini di Schombrun (= bella fontana) poiché ormai si fa sera e il freddo è pungente.
Col pullman si torna a vedere il Belvedere e poi in centro.







 Alla fine del Tour entriamo in una pasticceria – bar che fa parte di una catena di negozi di nome Aida. Qui ci prendiamo una bevanda calda (cioccolata) e ci assaggiamo la prima torta del soggiorno viennese.
Ognuna di noi come è normale sceglie una qualità diversa; si rivelano ottime tutte e 3, ma la migliore è quella della ragazza tedesca; è la famosa torta Sacher (durante il tour abbiamo visto l’hotel e il caffè Sacher, è favoloso all’aspetto, ma i prezzi sono proibitivi).
Dopo lunga e penosissima (per il freddo) sosta per prendere il tram (molto belli e nuovi con l’altoparlante che annuncia le diverse fermate e il pulsante col video per prenotare la fermata e scendere) arriviamo rapidamente in albergo; qui non mi aspetta nessuna sorpresa ormai; si dorme alla tedesca (col piumino sopra) e ci sono delle piccole veneziane alle finestre.
(scellini 268)









continua...

lunedì 29 ottobre 2012

gli ultimi fiori

Tra qualche ora non rimarranno che steli secchi e corolle appassite e i colori di questi fiori saranno solo un ricordo nell' attesa di una nuova primavera, godiamoceli almeno in foto:













giovedì 25 ottobre 2012

Coro Ponchielli - Vertova

A Brescia al seguito del Coro



In attesa dello spettacolo così come era avvenuto a Pavia, ne ho approfittato per fare un giro nel centro città.

Da piazza Arnaldo, dove mi trovavo, ho iniziato a percorrere via Trieste e dopo poco mi sono imbattuta nel barocco palazzo Soardi iniziato nel 1725





mi lascia incantata lo scenografico giardino e la fontana di Nettuno di fronte e al lato opposto della strada.











proseguendo lungo la strada in una piccola piazzetta il monumento a Tartaglia e la chiesa di S. Maria di Calchera che è chiusa



 


Più avanti il portale dell'Università Cattolica con interessanti formelle








ed eccoci infine in piazza Paolo VI dove sorgono il duomo vecchio detto la rotonda, il duomo nuovo, chiuso, e il broletto.





















riminiscenze veneziane nell'edificio sulla piazza







nel cortile del Broletto










infine due passi sul corso Zanardelli, il passeggio tradizionale, un salto in piazza della Loggia




monumento dedicato alle vittime della strage del 1974









dove è allestito un mercato della Coldiretti e la rievocazione degli antichi lavori  dei contadini





 Alla fine l'esecuzione presso il Circolo Lirico Dordoni del Macbeth di Giuseppe Verdi in forma di concerto splendida opera  che ancora una volta raccoglie il caloroso applauso degli spettatori.



 

sabato 20 ottobre 2012

Lunario mese di Ottobre

Santi e Ricorrenze


21/10


Sant'Orsola e compagne Martiri






 Patronato: Ragazze, Scolare

Etimologia: piccola orsa, forte

Emblema: donna sotto un mantello, palma




La leggenda di Sant'Orsola e delle compagne ha avuto una grandissima diffusione nel Medioevo ed ha ispirato somme opere d'arte tra cui il reliquiario di Hans Memling conservato a Bruges





(dal web)


e il ciclo pittorico conservato a Venezia alle Gallerie dell'Accademia, opera di Vittore Carpaccio







La partenza dei Pellegrini                      (dal web)




 Secondo la storia illustrata nei teleri di Carpaccio, Orsola era una principessa bretone, figlia di un re cristiano; di grande bellezza, fu promessa sposa ad un principe pagano. Non rifiutò la promessa ma pose la condizione che lo sposo si convertisse al cristianesimo e chiese tre anni di tempo per intraprendere un pellegrinaggio a Roma con 11.000 vergini al seguito.

Al ritorno giunti a Colonia i pellegrini si imbatterono negli Unni il cui capo Attila, invaghitosene, avrebbe risparmiato la vita della principessa a patto di sposarla, al suo rifiuto la martirizzò con le compagne.

Questa leggenda avrebbe una base storica, infatti nell'VIII secolo presso una chiesa di Colonia dedicata a Vergini sconosciute fu ritrovata una lapide riportante il nome di Orsola, giovane appena undicenne la cui età scritta in latino ed erroneamente interpretata diede l'avvio alla storia delle undicimila  vergini.

Si è propensi a credere che nel IV secolo una decina di vergini di cui Orsola era la capofila furono martirizzate presso Colonia durante le persecuzioni di Diocleziano.


Cremona Romana

La strada basolata





A partire da oggi e tutti i sabato pomeriggi dalle 15 alle 18 è possibile vedere due tratti del cardo minore e del decumano minore che si intersecano nel sottosuolo della centralissima via Solferino, a pochissimi passi dalla piazza del duomo.



pannelli esplicativi


La visita è resa possibile dai Volontari per il Patrimonio Culturale del Touring Club Italiano. I tratti stradali sono stati scoperti nel 1967 durante i lavori di ristrutturazione del palazzo della Camera di Commercio.





l'immagine sovrastante rappresenta il decumano minore con andamento est/ovest, lastricato con trachite dei Colli Euganei.





qui sopra il tratto del cardo minore con andamento nord/sud; la visita consente anche di conoscere la tecnica costruttiva degli antichi romani; l'enorme sviluppo della viabilità si calcola nel periodo di massima espansione coloniale pari a circa 100.000 km. di strade.


L'itinerario di visita di Cremona Romana inizia dal Museo Archeologico S. Lorenzo, esso stesso sito archeologico per una preesistente necropoli oltre che per la chiesa omonima risalente al X secolo, percorrendo corso Mazzini idealmente il decumano massimo si arriva a via Solferino, fino a piazza Marconi, sede di un recente e importantissimo scavo archeologico che ha portato alla luce reperti di una domus, e le vie Capra e Plasio dove nelle cantine della scuola elementare sono visibili i mosaici pavimentali di una domus del I secolo d. C..


mercoledì 17 ottobre 2012

lunario mese di Ottobre

Santi e Ricorrenze


18/10


San Luca Evangelista




(dal sito Santi e Beati)

Patronato: Artisti, Pittori, Scultori, Medici, Chirurghi

Etimologia: nativo della Lucania, dal latino

Emblema: Bue





San Luca secondo la tradizione è nato ad Antiochia di Siria da una famiglia pagana ed era medico.
Convertitosi al cristianesimo divenne compagno carissimo di S. Paolo e di lui si prese cura anche in carcere.
L'ultima notizia certa dell'evangelista è scritta nella seconda lettera a Timoteo quando San Paolo dice che solo Luca è con lui.
Sarebbe morto a Roma nel I secolo d. C.

Il Vangelo di Luca è dedicato ai pagani, in esso vi è un'ampia presenza femminile a partire dalla Vergine Maria e racconta la figura di Cristo, medico universale, come Colui che sana tutti con la sua misericordia e mansuetudine, cui allude il simbolo del bue.

Egli è l'autore degli Atti degli Apostoli che descrivono il primo espandersi della Chiesa Cristiana al di fuori della Palestina e specialmente i tempi in cui Luca ha trascorso accanto all'apostolo Paolo.

Secondo un'antica leggenda Luca sarebbe stato anche un pittore realizzando in particolare dei ritratti della Madonna, da qui le diffuse rappresentazioni che hanno per oggetto il santo nell'atto di dipingere.








Chiesa di San Luca in Cremona 

La chiesa che si trova nelle vicinanze di Porta Milano, è un'elegante costruzione romanico-gotica con un bel rosone e il grazioso protiro sorretto da due leoni tardoduecenteschi.





Accanto il tempietto ottogonale (1502) costruito per proteggere una venerata immagine del Salvatore dipinta sul contrafforte della chiesa.

L'interno, a tre navate, conserva nella sacrestia affreschi quattrocenteschi.